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Audi A7 Sportback, la nostra prova

Torino-Milano tra strade tortuose, centri storici e lunghi rettilinei per testare al meglio la nuova Audi A7 Sportback: la grande coupé quattro porte a trazione integrale della casa di Ingostadt

È lì parcheggiata sotto il centro operativo della DIA tra le altre gemelle di Ingostadt. Il sole caldo di Torino scolpisce sulla carrozzeria un intenso gioco di luci e ombre. Le giriamo attorno. L’ampia griglia single frame, le prese d’aria, i profili pronunciati, il grande portellone con lo spoiler elettrico e il retrotreno con la fanaleria senza soluzione di continuintà la rendono ancora più larga dei suoi 191 cm di fianchi, ben piantata sull’asfalto.

Non appena ci avviciniamo con la chiave digitale Audi connect, la nuova Audi A7 ci dà il benvenuto: sblocchiamo le porte e nei proiettori e nei gruppi ottici posteriori prende vita una scenografia luminosa dinamica. Saliamo. Il rumore visivo della plancia e degli interni è ridotto al minimo. Davanti a me una superficie omogenea. Tutto è touch. Spariscono i pulsanti, ma non il loro suono grazie al feedback acustico dei due display Black Panel: uno per l’infotainment, l’altro per il clima. Rimane solo la manopola del volume per il lato conducente.

Mettiamo la freccia e si va tra le vie di Torino. La nuova Audi A7 è alta solo 142 cm, ma il senso di protezione trai tanti furgoni della città si fa sentire. Merito anche del set di sensori: cinque radar, uno scanner laser, una telecamera anteriore, quattro telecamere perimetrali e dodici sensori a ultrasuoni. La sintonia è immediata. L’auto ci avvisa con un’icona verde sul cruscotto che stiamo guidando bene, senza inutili sprechi di carburante. Ma non conosciamo Torino.

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Urge un’inversione a U. Il raggio è incredibilmente ridotto grazie al sistema di sterzata in controfase di 5 gradi delle ruote posteriori.

Alla prima galleria, appena il buio s’impossessa dell’abitacolo si attiva l’illuminazione dei profili che ricalca le linee della consolle e dei rivestimenti delle portiere. Verifichiamo se è possibile cambiare il colore. Sì, a disposizione ci sono 30 tonalità. Il design degli interni prende vita. Lo spazio si amplifica.

Dopo Ivrea, inizia il divertimento con saliscendi e curve a gomito. La risposta immediata del cambio tiptronic a 8 rapporti fa scattare i 1.815 chilogrammi della Gran Turismo che si spostano con agilità grazie (anche) alla trazione integrale di serie. Lo spunto di ripresa dopo gli stop è pronto (0-100 km/h in 5,7 secondi). La nuova Audi A7 entra in curva con estrema precisione e si mangia le imperfezioni dell’asfalto con ingordigia.

In autostrada, poi, raggiungere i 130 km/h è un batter di ciglia. Merito dei sei cilindri del motore 3.0 TDI che eroga 286 CV con una coppia di 620 Nm. L’Adaptive Cruise Control mantiene la lunga coupé (497 cm) in corsia mediante lievi interventi sullo sterzo. Utile sui rettilinei, in curva e ancor più nei restringimenti di carreggiata dei cantieri stradali. Raggiunta la velocità di crociera, la nuova audi A7 Sportback veleggia. Avanza per inerzia con il motore spento che si riavvia non appena pigiamo sull’acceleratore. Vanto del nuovo sistema mild-hybrid (MHEV).

Il sound della nuova Audi A7 Sportback lavora per sottrazione. Silenzio assoluto in città, che si trasforma in un suggestivo ruggito non appena chiediamo potenza. E ancora silenzio per apprezzare al meglio l’impianto audio Bang & Olufsen con suono tridimensionale. Così viaggiare è come assistere a un concerto. Il nostro viaggio finisce al n°11 di Corso Venezia allo storico edificio voluto nel 1565 da San Carlo Borromeo. Ci aspetta il talk all’Audi City Lab con Carlo Ratti del MIT di Boston e Yasemin Kologlu, la progettista del grattacielo più alto del mondo. È necessario ascoltare le idee degli altri se si vuole anticipare il futuro.


Fonte: WIRED.it
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